“La Perla” di John Steinbeck … metafora del male

            di Federico Canziani

“La Perla” è un romanzo breve oppure racconto lungo o forse, come spesso si legge, una parabola, scritta da John Steinbeck, considerato tra i maggiori esponenti della letteratura americana del ‘900, pubblicato per la prima volta, in lingua inglese, nel 1947.

Questa non vuole essere appositamente una recensione perché in tal caso implicherebbe, più o meno per definizione, alcune righe introduttive riguardanti la trama; ciò offenderebbe il gusto della sua scoperta e renderebbe senz’altro meno efficace il significato del contenuto che, essendo paragonabile a quello di una parabola, se anticipato, dichiarerebbe vano l’intento dell’autore e lo scopo della lettura stessa.

Ognuno, come nell’arte figurativa, individua nei contenuti significati che possono differire dalle intenzioni dell’autore e dalle molteplici interpretazioni individuali.

“La Perla” è un racconto molto ricco di descrizioni particolareggiate degli ambienti naturalistici, che potrebbero ricordare, in taluni tratti, il noto “esibizionismo letterario” di Gabriele D’Annunzio, ma senza giungere al punto di non ritorno che il Vate poteva indurre in lettori poco allenati e quindi facilmente annoiabili.

Penso che “La Perla” rappresenti la metafora del male;  l’aspetto fisico ed estetico dell’oggetto prezioso viene più volte descritto nella sua unicità per sottolineare, dal punto di vista prospettico, la ricchezza che avrebbe prodotto la sua vendita. Rappresenta l’elemento che genera, nella coppia protagonista, il sogno di poter realizzare un cambiamento di vita in meglio e la possibilità di garantire al figlio neonato di nome Coyotito un futuro sicuro e florido.

Il romanzo, decidiamo da ora in poi di chiamarlo così, tende frequentemente a distaccarsi dalla realtà presentando metafore oniriche come l’immaginaria musica del bene che si alterna alla musica del male, percepita dall’uomo protagonista, dal capo famiglia, a seconda delle circostanze positive o negative che tendono a presentarsi nello svolgimento del racconto: a tutto viene attribuito un idoneo tipo di musica.

Affascinanti sono gli altri aspetti trascendentali, ma sempre incollati al piano della dura realtà, come la descrizione delle mutazioni degli eventi naturali in relazione al verificarsi di fatti piacevoli o spiacevoli; ciò ricorda un po’ lo stile delle fiabe dove gli elementi della natura comunicano assumendo sembianze umane.

Il livello descrittivo di carattere astratto ed onirico viene ripetutamente a ricongiungersi con il piano della cruda realtà spesso caratterizzata da continue aggressioni fisiche subite dai protagonisti lungo il viaggio, tra campi, foreste e alte “montagne di sasso”, da parte di aguzzini che vorrebbero impossessarsi della perla che costituisce quindi causa di disordine e scompiglio nella precedente pace domestica, di discordia ed invidia nel rapporto con gli abitanti del villaggio, di violenza fino ad un gesto estremo e straziante che solo chi ha letto o leggerà il romanzo, può o potrà conoscere.

La fuga in salita verso le vette, di Kino, della sua compagna Juana e del piccolo Coyotito, ricorda la “Sacra Famiglia” che disperatamente cerca di raggiungere la meta per la realizzazione di un sogno di bene, ma è tormentata dalle insidie degli agguati ed è quindi metafora del progressivo acuirsi della sofferenza, del distacco dalla pace della vita di comunità rurale, povera ma sincera e libera dalle angosce della minaccia altrui e dall’ansia di un possibile destino agognato e forse irrealizzabile. La fuga della famigliola inseguita, sottolinea e tiene viva nel lettore l’angoscia dello sconvolgimento crescete che deturpa la precedente vita pacifica, fino all’evento estremo.

Ogni elemento significativo nella descrizione dello sconvolgimento familiare causato dalla comparsa della perla, assume aspetti vaghi, poco definiti ma incisivi come “gli uomini neri” che devastano la casa. Tutto è vago, poco definito e delineato come l’immagine di un paesaggio osservato dietro un vetro bagnato, ma ben definito dal punto di vista contenutistico, chiaro ed incisivo nell’impatto emotivo, un misto di magia e realtà.

Merita attenzione il ritorno alle tradizioni di un tempo, l’organizzazione patriarcale, l’importanza delle gerarchie familiari con il risalto del ruolo del “pater familias” e l’autorità del fratello maggiore.

“La Perla” è quindi la metafora della rovina di una vita familiare che per inseguire un sogno di ricchezza,  si ritrova nel baratro del fallimento e della disgrazia.

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