“DIO È MORTO” … riflessione su un recente crimine

di Federico Canziani

Verrà giudicato e condannato sicuramente ad una pena e ciò si vuole e si esige; è una questione di giustizia. Controlleremo rigorosamente che vengano rispettati i diritti imprescindibili prima come uomo e poi come detenuto. Ci assicureremo e troveremo giusto che gli anni di carcere siano proporzionati, in base alle linee della giurisprudenza, al gravissimo atto commesso. Ci assicureremo anche che venga garantito il più ampio rispetto nei confronti della vittima e dei suoi parenti e amici, che prevale su tutto e rimane in primo piano. Non dovranno esserci sconti oltre quelli previsti dalla legge, ma dovrà essere considerata concretamente la necessità di comprendere le motivazioni di un simile crimine.

Come persone di una società costruita progressivamente nei secoli e nutrita dal retaggio culturale di personaggi come Cesare Beccaria e come tanti altri uomini e donne di pensiero, non trarre insegnamento significherebbe rendere il tutto vano. Non trascureremo l’importanza dell’espiazione come non potremo perdere di vista il dovere di una prospettiva di un possibile futuro di rieducazione.

Per il perdono è troppo presto.

Andando un po’ più a fondo mi sovviene un pensiero che trova riscontro in due interpretazioni del celebre aforisma nietzschiano “Dio è morto”. La prima interpretazione è prettamente laica e correlata al pensiero del filosofo tedesco; si riferisce alla decadenza della società occidentale e a tutte le conseguenze che ne derivano e che coinvolgono interi strati sociali, senza distinzione. La crisi dei valori, l’allontanamento progressivo dai princìpi dogmatici del rispetto assoluto nei confronti della vita. Zarathustra (1)  scendendo dalla montagna dove ha acquisito saggezza, porta il “fuoco” agli uomini ed incontrando il santo che ha perso fiducia negli uomini ed ama solo Dio, gli parla del suo allontanamento dal “Dio morto” per riporre tutto sé stesso nell’uomo, nel “superuomo”, nella vita, nella terra. Da qui la seconda interpretazione della metafora Nietzschiana, meno laica e legata strettamente al significato letterale, riferibile allo smarrimento dei valori cristiani, non direi cattolici o clericali, bensì cristiani … “Dio è morto”.

(1): riferimento all’opera di Friedrich Nietzsche “Così parlò Zarathustra” (1883).

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